Skip to main content

Protesi di Spalla

I casi in cui può essere necessario ricorrere ad un intervento di protesi spalla possono essere di diverso genere, così come di diverso tipo possono essere le protesi utilizzate.

Una protesi alla spalla può innestarsi solo sulla testa dell’omero o sostituire anche la parte glenoidea a livello scapolare: nel primo caso, si parla di protesi spalla parziale, mentre nel secondo caso di protesi di spalla totale.

Oggi, si sente parlare spesso anche della tecnica della protesi inversa spalla: si tratta di una nuova procedura di chirurgia della spalla degenerativa, che ha permesso di ottenere risultati migliori nell’ambito della chirurgia protesica, soprattutto nei casi di artrosi della spalla.

Protesi spalla applicazioni

Le principali applicazioni di una protesi alla spalla sono quelle in presenza di artrosi, in cui vi è una perdita della cartilagine di rivestimento con scomparsa dello spazio articolare tra omero e scapola e la formazione di osteofiti, ossia delle escrescenze ossee.

L’artrosi della spalla può essere primaria o secondaria, dovuta a traumi, a malattie infiammatorie a carico dell’articolazione, come l’artrite reumatoide, a patologie metaboliche, a malformazioni anatomiche o allo svolgimento di attività usuranti per l’articolazione della spalla.

Si ricorre all’intervento di protesi quando il trattamento conservativo non abbia dato i risultati sperati, quando la limitazione funzionale sia grave o quando il dolore sia seriamente invalidante.

Inoltre, si opta per un intervento di protesi alla spalla anche nei casi di osteoartrite, ossia una patologia degenerativa che vede l’usurarsi dell’articolazione dovuta all’avanzare dell’età.

Ancora, l’intervento di protesi spalla è necessario per i pazienti con artrite reumatoide, osteonecrosi, artropatia della cuffia dei rotatori o gravi fratture della spalla.

La decisione se optare o meno per un intervento di innesto di una protesi spetta allo specialista, in seguito alla presa visione del quadro clinico del paziente e in considerazione di una serie di fattori, quali il livello di dolore e i sintomi, il grado di compromissione della funzionalità dell’articolazione, nonché l’età, le condizioni di salute e lo stile di vita del paziente.

Protesi spalla inversa

L’idea di una protesi inversa di spalla è nata negli anni ’80 da un chirurgo francese.

Questo intervento consiste nell’inversione della normale geometria della spalla, con la sostituzione della concavità della glena con una convessità, rappresentata dalla glenosfera metallica.

Tale tipologia di intervento permette di migliorare le leve della spalla.

In origine, la protesi inversa della spalla nasce solo per le artropatie eccentriche di spalla dovute ad insufficienza di cuffia.

In seguito, è stata utilizzata anche per il trattamento chirurgico delle artrosi concentriche gravi e delle patologie legate alla lesione cronica irreparabile della cuffia dei rotatori, anche in mancanza di grave artrosi.

Protesi inversa di spalla complicanze

Il rischio di insorgenza di complicanze dovute all’innesto di una protesi inversa di spalla riguarda circa il 20% dei casi e l’insorgere di complicanze generali, quali tromboembolia o infarto sono davvero rare.

Tuttavia, è importante sapere che il rischio di complicanze può aumentare in presenza di alcune malattie croniche e abitudini scorrette: è il caso, ad esempio, di diabete e fumo.

In genere, le complicanze hanno un’incidenza maggiore quando la protesi inversa viene impiantata in seguito a fratture o in sostituzione di precedenti protesi.

Le complicanze più frequenti sono:

  • lussazione e instabilità della protesi inversa, che possono verificarsi nei primi mesi dopo l’intervento; nella maggioranza dei casi, è sufficiente ricorrere ad un trattamento conservativo e ad un tutore, mentre in altri casi può essere necessario un nuovo intervento;
  • rigidità dell’articolazione e deficit di forza, che possono essere causate da aderenze cicatriziali; in questi casi, si ricorre alla fisioterapia per migliorare tali disturbi; quando vi è un deficit di forza nei movimenti di extra rotazione, invece, si può ricorrere ad intervento chirurgico di trasposizione del muscolo gran dorsale;
  • infezione, che può presentarsi più in superfice intorno alla protesi o in profondità, nell’immediatezza dell’intervento o anche dopo anni da questo; quando si tratta di infezioni locali, si ricorre all’assunzione di antibiotici, mentre in caso di infezioni gravi o profonde può essere necessario procedere alla rimozione della protesi.

Protesi inversa spalla riabilitazione

In seguito ad un intervento di innesto di una protesi spalla inversa, si consiglia di seguire un percorso di riabilitazione.

Il protocollo riabilitativo da adottare in questi casi non è definito e condiviso, questo perché esistono molti elementi che possono influire in modo significativo sul recupero post operatorio.

Tra questi, vi sono:

  • lo stato preoperatorio di muscoli, tendini e articolazione;
  • il livello di allenamento del paziente;
  • la qualità ossea dell’omero e della scapola;
  • l’integrità della residua parte della cuffia dei rotatori;
  • la causa dell’intervento di protesi;
  • il tipo di impianto utilizzato.

In genere, il percorso fisioterapico dovrà investire tre aspetti: la protezione dell’articolazione, la funzione del deltoide e le aspettative funzionali.

Il percorso di riabilitazione inizia subito dopo l’intervento: nelle prima settimane, vi è un maggiore rischio di lussazione antero inferiore della protesi, per cui il paziente dovrà essere guidato in modo tale da evitare il compimento di determinati movimenti e attività.

Nella maggior parte dei casi, viene consigliato l’utilizzo di un tutore per sostenere il braccio in abduzione durante le prime settimane e per un periodo la cui durata varia a seconda dello stato di muscoli e tendini.

La stabilità e la mobilità di una spalla con protesi inversa dipendono dal deltoide e dalla muscolatura periscapolare, per cui sarà fondamentale rinforzarli già durante la prima fase post operatoria.

Inoltre, la scarsa mobilità gleno omerale viene compensata attraverso un incremento della mobilità della zona scapolare, per cui è necessario rinforzare la muscolatura periscapolare in modo graduale, attraverso l’esecuzione di attivazioni isometriche del deltoide già durante la prima settimana.

Dopo circa 6-8 settimane, si potrà procedere all’esecuzione di esercizi di rinforzo con contrazioni isotoniche di deltoide e muscoli periscapolari.

Per la ripresa delle attività quotidiane, possono essere eseguiti esercizi aspecifici, che vadano a stimolare la muscolatura scapolo omerale.

Nel caso di pazienti giovani, con un buon livello di allenamento muscolare e con l’obiettivo di una rapida ripresa dell’attività sportiva, invece, si deve impostare un lavoro di rinforzo specifico, che preveda anche lo svolgimento di esercizi che simulino i gesti atletici.

Costo protesi spalla

I costi per un intervento di protesi alla spalla possono variare in considerazione della tipologia di protesi, del tipo di intervento e dei costi propri della singola clinica.

In media, questi oscillano tra i 10 mila e i 15 mila euro.

Cerca ora un Ortopedico vicino a te

Sei un Ortopedico?


ISCRIVITI ORA

Lascia un commento